La storia del caffè è intrecciata con le tradizioni di diversi popoli, dall’antica Arabia alle corti europee del Rinascimento. Ad ogni sorso, infatti, si può quasi percepire il fascino di epoche lontane, nelle quali il caffè non era soltanto una piacevole abitudine, ma uno strumento per restare vigili e concentrati durante i momenti importanti. Ciò che ha reso questa bevanda così popolare, però, oltre all’effetto stimolante, è il fatto che il caffè è diventato un simbolo di socializzazione.
Le numerose varietà nella tazza
Fin dall’apertura delle prime botteghe di caffè in Europa, il prodotto in questione ha attirato molti intellettuali, artisti e politici, trasformandosi man mano in una bevanda che crea discussioni e scambi di idee. Basta pensare ai famosi caffè letterari di città come Vienna o Parigi, nei quali molti dei più grandi pensatori hanno trovato ispirazione con una tazza di caffè in mano.
Una storia che è arrivata fino a noi. Negli ultimi anni, sempre più persone si sono avvicinate al mondo del caffè in modo più consapevole, cercando prodotti di alta qualità e metodi di preparazione autentici. In un contesto di questo tipo, il caffè in grani sta vivendo una vera e propria fase di rinascita, perché rappresenta un ritorno alle origini per coloro che vogliono gustare un caffè fresco e dal sapore intenso. Marchi come il caffè in grani di Pasqualini forniscono esperienze uniche di sapore, con chicchi accuratamente selezionati e tostati per preservare tutte le caratteristiche aromatiche del caffè.
Oggi il mondo del caffè è molto variegato. Le culture del mondo hanno sviluppato i propri metodi di preparazione, dando vita ad un insieme molto ampio di gusti e di aromi. Oltre alle tradizioni classiche, il caffè ha visto nascere nuove creazioni moderne, ad esempio con bevande come il frappuccino, che hanno fatto il giro del mondo, mescolando l’essenza del caffè con fantasia e con dolcezza.
Dalla parola caffè alla bevanda
Ma da che cosa deriva il termine caffè? Le sue origini sono affascinanti. La parola deriva dal turco qahve, termine che a sua volta proviene dall’arabo qahwa, una parola che originariamente indicava il vino o, più in generale, una bevanda stimolante. È soltanto alla fine del XIV secolo che il termine ha iniziato a riferirsi alla preparazione ottenuta dai chicchi di caffè.
Questa bevanda, tradizionalmente preparata come infuso nella cultura araba, sembra essere stata introdotta nello Yemen intorno al 1300 e veniva utilizzata probabilmente per aiutare i mistici sufi a restare svegli durante le loro lunghe sessioni di preghiera. Da lì, il caffè si diffuse in Turchia, in altre aree dell’Asia e nell’Africa settentrionale. Quando arrivò in Europa, attraverso Venezia, tra il XVI e il XVII secolo, veniva consumato amaro, come era abitudine fare in Oriente.
L’Italia e la diffusione del caffè
In Italia, le prime testimonianze scritte riguardanti il caffè risalgono al Cinquecento. Si tratta di riferimenti alla pianta tropicale e ai suoi semi, come si legge in una relazione presentata da Morosini nel 1585. La bevanda è stata descritta in questo caso come nera e bollente, estratta da una pianta chiamata cavèe. Nel 1666, Francesco Redi ha fornito una delle prime descrizioni del caffè come bevanda ricavata dall’infuso di chicchi tostati e macinati.
Da quel momento, il caffè si è diffuso velocemente in tutta Italia, tanto che nel XIX secolo diventa una presenza stabile nei testi di cucina. Un sostenitore entusiasta di questa bevanda era Pellegrino Artusi, che nella sua opera Scienza in cucina la definisce una “bevanda intellettuale”, particolarmente apprezzata da poeti, scrittori e scienziati, in grado di stimolare la mente e risvegliare l’immaginazione.
Oggi “caffè” è una delle parole italiane più conosciute in tutto il mondo. Ha dato origine a tanti termini legati alla sua preparazione, come espresso, che indica la bevanda preparata al momento con macchine a pressione, e cappuccino, in cui il caffè viene arricchito da latte montato a vapore. Non sorprende che la popolarità del caffè abbia portato anche alla creazione di termini molto particolari all’estero, come mokaccino o frappuccino, che evocano l’autenticità italiana del prodotto.