Sono giornate di emergenza e di decisioni drastiche in Italia, a causa dell’epidemia portata dal Coronavirus. È intorno a tale questione che, bene o male, si stanno prendendo le decisioni relative davvero a qualsiasi aspetto della vita quotidiana, privata e pubblica, ludica e lavorativa.
Il virus è arrivato ormai qualche settimana fa entro i nostri confini, ma sembrava configurarsi come un evento isolato o comunque possibilmente contenibile. Così non è stato, e l’Italia è rapidamente schizzata ai primi posti tra le nazioni europee e mondiali per numero di infetti presenti sul territorio.
Il blocco totale
Una situazione che non poteva essere sopportata ancora a lungo, e così sono stati presi i primi provvedimenti in ogni settore: dalla chiusura temporanea degli istituti scolastici alla medesima decisione per i luoghi di eccessiva aggregazione, fino alle partite di qualsiasi sport disputate a porte chiuse. Tra “zone rosse” e decisioni contraddittorie però, la situazione sembrava non beneficiare veramente di questi provvedimenti e così si è arrivati alla chiusura totale.
Due sere fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha infatti dichiarato l’Italia intera “zona a rischio”, annunciando il decreto soprannominato “io resto a casa”. Sostanzialmente, tutti gli italiani in qualsiasi luogo della Penisola sono chiamati a non lasciare assolutamente le proprie abitazioni, di modo da contenere il virus ed evitarne la diffusione. Questo provvedimento è al momento valido fino al 3 aprile, e contempla solamente tre eccezioni: comprovate ragioni lavorative, necessità mediche o di sussistenza (per esempio, recarsi a fare la spesa).
Logico è che le conseguenze del (necessario) decreto avranno, e stanno già avendo, un effetto disastroso sull’economia italiana. Il motivo è chiaro: tutti coloro che non hanno la possibilità di lavorare in “smart-working”, ovvero da casa, sono impossibilitati a mantenere aperte le proprie attività. E anche se lo facessero l’attuale decreto come abbiamo visto non prevede la possibilità che qualche cliente si presenti nel loro negozio, ad eccezione di luoghi che commercializzano alimentari o farmaci.
Tra gli altri settori, anche quello del gambling è stato ovviamente colpito dalle ultime decisioni, che potrebbero diventare ancora più restrittive se il Governo accettasse la richiesta formulata ieri pomeriggio dalla Regione Lombardia: la chiusura effettiva, totale e completa di tutte le attività lavorative eccetto alimentari e farmacie, e il contemporaneo stop alla circolazione di tutti i mezzi pubblici.
L’impatto sul gambling e le alternative
Si parlava del gambling, ed è evidente come le sale da gioco non possano beneficiare di un simile decreto: anche questi luoghi dovranno stringere i denti per il periodo corrente, di modo da scongiurare la minaccia Coronavirus. Si tratta di milioni di attività sparse sul territorio dello Stivale, che annualmente infatti muovono cifre in termini di miliardi di euro. E che per almeno tre settimane dovranno rimanere inattive.
Quali sono a questo punto le attività alternative che si profilano all’orizzonte, per i giocatori più affezionati o per coloro che volessero avvicinarsi al mondo delle scommesse? Sicuramente, il gambling online. La scelta legata ai migliori siti legali per giocare al casino online è infatti vastissima ed ascoltando i consigli dei professionisti è possibile giocare via web, in modo facile e sicuro.
In un periodo di eccezionale “reclusione” domestica come questo, le alternative online possono rappresentare una vera e propria svolta per il settore poiché è chiaro come non vengano intaccate negativamente dal decreto: anzi, l’afflusso su questi siti è prevedibilmente in crescita nelle prossime settimane a partire proprio da questi stessi giorni. Si parla quindi di un metodo perfetto per mantenere vive le proprie passioni, senza esagerare, ma non essendo vincolati alla presenza fisica sul posto di fronte a qualunque gioco il pubblico voglia cimentarsi.